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La festa in Piazza
Ogni settimana, le piazze di Firenze mettono in scena lo stesso spettacolo. Una tesi viene approvata all’interno di un’aula dell’Università degli Studi di Firenze; dieci minuti dopo, un neolaureato esce in Piazza della Repubblica con in testa una corona d’alloro, mentre gli amici gli lanciano coriandoli che si depositano tra le mattonelle dei portici. Il rituale risale all’albero di alloro di Apollo e ai trionfi romani, ed è per questo che il titolo di studio si chiama “laurea” e il neolaureato acquisisce il titolo di cortesia di dottore o dottoressa, da qui deriva il coro che si sente da ogni angolo della piazza: “do-TTO-re, do-TTO-re!”.

La corona di alloro
La corona è quasi sempre decorata. I fioristi fiorentini intrecciano nastri di raso i cui colori indicano la facoltà del laureato: rosso per medicina e la maggior parte delle scienze della vita; blu scuro per giurisprudenza; giallo per economia; nero per architettura e ingegneria; bianco per le discipline umanistiche; verde per agraria; viola per scienze politiche, e così via.

La Laurea - una cerimonia a 360 gradiIl rosso dei confetti
Il rosso riappare anche nei confetti, che però in questo caso non sono di carta ma mandorle ricoperte di zucchero. Cinque mandorle in un sacchetto trasparente rappresentano felicità, salute, fertilità, longevità e ricchezza; il rosso è riservato alle lauree, così come il bianco è destinato ai matrimoni. Alla fine della cerimonia, gli ospiti portano a casa un sacchettino di confetti come talismano portafortuna.

Firenze e le sue “superstizioni”
Firenze aggiunge una superstizione tutta sua alla festa della “Laurea”: finché non si ha la laurea in mano, gli studenti evitano i 463 gradini della Cupola del Brunelleschi e il vicino Campanile di Giotto. La logica è puro folklore: salirci troppo presto porta sfortuna alla tesi.

I festeggiamenti
Dopo le foto in piazza, le famiglie si spostano verso l’alto, sia in senso letterale che simbolico: terrazze come quella della Rinascente in Via dei Calzaiuoli o la loggia del Museo degli Innocenti. Il prosecco prende il posto dell’espresso da biblioteca; circolano vassoi di crostini e la corona passa di mano in mano per i selfie. Una foglia viene spesso staccata e data a un amico più giovane: la tradizione vuole che più piccola è la foglia, prima si laureerà quell’amico.

Il tutto può sembrare caotico – mitologia latina, nastri colorati, cori stonati, mandorle zuccherate – ma ogni elemento ha un suo peso. L’alloro conferisce il titolo, il nastro identifica la facoltà, il coro aggiunge una vena di umorismo al successo e i confetti e il brindisi in terrazza addolciscono la fatica di anni di studio!
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