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Pinocchio: la vera storia del burattino di legno 

“Un ragazzo che non sarà buono potrebbe anche essere fatto di legno …”, ha detto la gentile Fata Turchina nella produzione cinematografica di Pinocchio di Walt Disney del 1940. Il nome stesso del burattino richiama alla mente alcune immagini familiari; il naso che cresce quando dice una bugia, il saggio Jiminy Cricket e tanti desideri alle stelle. Pinocchio attraversa ingenuamente un mondo di tentazioni e di inganni nel suo percorso di ricerca della fanciullezza. Sebbene la versione del lieto fine della Disney abbia dominato la nostra percezione di questo burattino di legno, la storia originale di Pinocchio assume in realtà una natura completamente diversa.

Fu il fiorentino Carlo Collodi (1826-90) a scrivere il romanzo per ragazzi “Le avventure di Pinocchio: Storia di un burattino” nel 1883, che racconta le avventure dispettose della marionetta di legno e di Geppetto – il suo povero padre intagliatore – e un assortimento di altre creature delle fiabe. Collodi, con una carriera da giornalista e poi autore di romanzi e racconti, inviò un breve frammento su un burattino di legno a un amico editore a Roma, con l’improbabile aspettativa che potesse essere interessato a pubblicarlo. Finì per essere serializzato sul “Giornale per i bambini”, ed i bambini di tutto il mondo si innamorarono di Pinocchio e dei suoi incontri selvaggi. Il libro stesso è considerato un paragone culturale e letterario ed è stato tradotto dal suo dialetto toscano originale in 300 lingue, rendendolo il libro non religioso più tradotto al mondo.

Per chiarire alcune differenze chiave tra queste due rappresentazioni della storia e far scoppiare la bolla incantata della Disney, bisogna sapere che nella versione originale di Collodi il grillo parlante ha un ruolo piuttosto effimero, venendo ucciso da Pinocchio dopo aver tentato di ammonirlo. La personalità di Pinocchio è più aggressiva ed egoista, e le conseguenze della sua malizia e delle sue bugie erano intese come un ammonimento per i bambini contro la disobbedienza. La serie originale di Collodi si concludeva addirittura con il burattino lasciato appeso impiccato ad una quercia dai suoi atroci nemici, la volpe e il gatto. Nonostante fosse un avvertimento infallibile contro i cattivi comportamenti, lasciò i fan in uno stato di delusione e lutto per il loro amato burattino e Collodi fu stato costretto a resuscitarlo e continuare le storie. Eppure, come molti racconti popolari toscani, le avventure di Pinocchio sono inequivocabilmente integrate con vari insegnamenti morali come l’amore per la famiglia, l’onestà e l’importanza del duro lavoro, conferendole lo status leggendario che ha mantenuto per oltre un secolo.

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Quindi, se ti capita di passare davanti ai vari negozi di marionette in legno di Firenze, in particolare Bartolucci in Via della Condotta, pensa a Pinocchio e ai suoi modi da imbroglione, e stai attento a non dire mai bugie!

La prima illustrazione de Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1883) di Enrico Mazzanti (1852-1910)

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